Un Farmacista ai tempi del Covid-19
- Pompeo Martino
- 6 mag 2020
- Tempo di lettura: 4 min
-Ma che fai esci di notte? – Ti disse con un fare ansioso, guardandoti con una minacciosità che non avevi mai visto.
Sì.
Sì, tu esci di notte durante questa quarantena maledetta. Quando la luce, perfino quella artificiale dei lampioni, si dirada del tutto. È quello il momento per te di infilarti le scarpe e andare. A quell’ora nessuno ti può fermare, chiederti dove vai, cosa fai, o perché lo stai facendo. Certo, se qualcuno, anche magari distrattamente ti vedesse aggirarti alle tre del mattino con il cappuccio della felpa che nasconde il capo dalla foschia, di certo ti potrebbe scambiare per un ladro sinuoso che si intrufola nei vicoli più nascosti del paesino, e allora altro che richieste di autocertificazioni, a quel punto sì che dovresti spiegare un sacco di cose, una in fila all’altra, e forse, con alta probabilità, non convinceresti neppure te stesso. Ma non riesci, è più forte di te. Ti viene un certo formicolio alle caviglie a quell’ora di notte, quindi ti senti costretto a partire, ad andare per le campagne, per i vicoli, nei parcheggi. Cerchi di nascondere la tua ombra a quella dei lampioni, serpeggi tra le auto in sosta, ti divincoli dai gatti randagi che si stanno riguadagnando il loro posto in società attraverso gli sguardi minacciosi che lanciano ai tipi come te.
Apri il la saracinesca, entri nell’androne principale. Una lunga tradizione di farmacisti attraversa tutto il tuo albero genealogico, dal tuo trisavolo fino a te. Il dottor Marchini Gianpietro Paolo fu il primo a mettere il bancone in noce, che ancora sta in piedi ad ogni tuo ingresso. Certo, oggi è più lucido e ristrutturato di qualche anno fa, ma sei sicuro che anche il vecchio Gianpietro Paolo lo avesse visto luccicare così come lo guardi tu tutti i giorni. Chissà se anche lui come te, magari in un’epoca ed in tempo diverso, ha vissuto la tua stessa condizione. Ti richiudi la saracinesca alle spalle e ti infili il camice, questo come di consueto, poi metti i guanti di vinile bianchi e la mascherina, meno usuali. Apri la finestra scricchiolante, ti appresti a fare il tuo lavoro diversamente da come avresti fatto in tempi normali. Dal basso della feritoia ricevi le ricette, ti discosti rapido per intrufolarti fra gli scaffali, cerchi, leggi bene i dosaggi e ti rimetti al cliente ancora una volta. Avevi immaginato in maniera diversa il tuo più grande sogno professionale. Odiavi mortalmente la signora Massetti, anziana carampana che tutte le volte che entrava da te aveva un unguento nuovo da farti preparare, doveva sempre trattenersi oltre il dovuto con richieste assurde della serie “Come si usano queste pastiglie?” oppure “dove si dovrebbe applicare questa crema?”, invece adesso ti passa da un piccolo buco un foglietto, tu controlli i numeri, il dosaggio, alzi l’indice e lei aspetta. Non fa un fiato, non dice una parola, niente di niente. Non ti intrattiene con la sua incessante ipocondria cronica. Anche il signor Locatini è diventato diffidente. A cose normali ti avrebbe fatto andare fuori di testa, il tuo ricordo di lui che ti consiglia qualche pastiglia per il mal di testa, sì proprio a te la consiglia, è ancora vivo. A guardarlo oggi sembra che non abbia più buoni consiglio per nessuno.
Tutti i tuoi clienti sono diventati timorosi. Hanno paura che tu sia uno dei principali veicoli dell’infezione in corso, del resto sei uno sempre a contatto con i malati, quindi in percentuale sei più rischioso di un macellaio, ad esempio. Per quello nei tuoi confronti non bastano per loro, poveri anziani di campagna, nemmeno i due metri di distanza consigliati. Si arrampicano sul davanzale, cimentandosi in acrobazie circensi per non sfiorare nemmeno per sbaglio ciò che forse tu hai a malapena guardato.
Non avresti mai pensato che tutto quel folklore da sala d’attesa ti sarebbe mancato davvero. Tutt’altro, sognavi un mondo di persone che non si attardavano oltre il necessario, perché è questo che offrivi, un servizio tristemente necessario. Chi ha mai avuto piacere nel visitare una farmacia?
È notte e tu corri. Corri come un pazzo. Il cappuccio della felpa ti copre quasi gli occhi. Scivoli disastrosamente sullo sterrato di una piccola stradina senza sbocco. Ti colpisce in pieno un fiotto d’acqua gelida da una fognatura, ma tu ti rialzi e rimetti in moto le gambe.
-Chi cazzo lascia i cancelli aperti di notte con i cani liberi? – Vorresti urlare ma non puoi.
Ti tocca tenere quelle lamentele sensatissime tutte dentro di te mentre il fango ti inzuppa i calzini e l’orlo dei pantaloni. Ti lanci fuori dal parcheggio del supermercato, oltre la sbarra chiusa ma sotto lo sguardo del signor Locatini, che si è affacciato alla finestra. Ecco forse lui ti scambierà per un ladro. Le sue abitudini sono di certo cambiate, di solito va a letto assieme ai suoi polli, adesso invece sta affacciato alla finestra fino a tarda notte per mettere gli occhi su di te, stupido runner vampiresco.
Stai per chiudere la saracinesca, è finito il turno di notte, un momento lavorativo che fino allo scoppiare dell’emergenza, in una certa misura hai sempre apprezzato. Venivano poche persone, e di norma, solo quelle che davvero avevano un’impellenza, con la pandemia in corso invece non si presentava nessuno. il latrare di un cane ti destra da un torpore lungo e buio.
-Il cane dei Martini sarà di nuovo scappato. – Pensi fra te.
Ti affretti a sbrigare le ultime faccende per la chiusura quando, evitando ogni sorta di indicazione, un fangoso mostro ti afferra il colletto della giacca.
-Fammi entrare ti prego! Un cane mi insegue.
Non ci pensi troppo su, lo fai abbassare e lo spingi dentro, poi lo segui e fai cadere il pesante ferro a chiusura del locale. L’avventore si getta a terra portandosi dietro tutto il fango del paese. Tu lo guardi a distanza, il cuore oramai lo hai piantato nella gola. Lui respira affannosamente e a fatica.
-Ma che fai esci di notte? – Dicesti al runner notturno con un fare ansioso e palpitante.
Lui non rispose. Un silenzio di ghiaccio pervase tutta la farmacia.
-Obiettivo completato. Distanza percorsa dieci chilometri.
La voce guida dell’assistente all’allenamento dell’avventore interruppe il ronzare dell’elettricità statica.
-Scusami terribilmente, - ti dice – ma io ho paura dei cani, non è che esiste una medicina per questo?
-Ora controllo se esiste una pasticca contro la cinofobia.

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