Il grande concerto nel cielo
- Pompeo Martino
- 27 apr 2020
- Tempo di lettura: 3 min
Una cosa che spesso mi piace fare, per trovare l’ispirazione per i miei racconti, è cercare un feeling che un titolo di una canzone, un suo passaggio musicale o testuale mi dà. Sono soprattutto le canzoni dei Pink Floyd, in particolare questa proviene da "The great gig in the sky, che mi regalano qualche sentimento. Non ne conosco il motivo.

Cosa si dovrebbe fare in questi casi?
Nessuno di voi due si chiese nello specifico questa cosa, era solo una domanda che si leggeva nei vostri occhi. A monte, probabilmente, vi sareste dovuti chiedere per quale motivo vi foste trovati in quel posto a quell’ora, in quella notte del cazzo. Il quartiere Venezia di Livorno, aveva sempre affascinato entrambi, e quindi per una strana concezione astrale, anche se non vi conoscevate e non vi eravate mai incrociati, quella sera vi scontraste là. Il mare, che in quella particolare zona assumeva la forma di un canale, aveva registrato tutto nel suo specchio chiaro. Si era illuminato di tutto punto, proprio nel bel mezzo della vostra passeggiata notturna, come se avesse dovuto presenziare ad una festa in maschera.
Mattia, quasi istintivamente, aveva portato la mano ad una tasca interna del giubbotto, forse per prendere il cellulare e chiamare le forze dell’ordine, ma poi aveva lasciato la presa. Non erano loro quelli che si dovevano avvertire, forse.
Michele invece aveva lanciato un pensiero a sua madre. Lei è molto apprensiva, e se in quel momento fosse stata alla finestra a vedere tutto quello che era successo sarebbe stata, di sicuro, molto spaventata per suo figlio che era fuori in giro da solo.
Mattia ricordava che una volta un suo amico gli aveva detto che, in questi casi, bisognava subito allertare addirittura l’aeronautica militare, c’era sicuramente scritta da qualche parte nella sua memoria una sorta di vademecum da rispettare in casi del genere. Ma lui purtroppo, per quanto riuscisse a stringere gli occhi alla ricerca di quel ricordo, non era in grado di ripescarlo.
Michele invece era proprio pietrificato dal panico. Una strana voglia insensata lo spingeva a svoltare l’angolo per capire un po’ di più dell’accaduto, ma la stessa voglia insensata lo spingeva a starsene fermo, o perlomeno ad attendere che fosse Mattia a fare la prima mossa, poi forse il coraggio lo avrebbe portato ad andargli dietro.
Ma nessuno dei due muoveva un passo. Stavano entrambi immobili a piantarsi gli occhi negli occhi.
Dopo il grande boato, e la grande luce, era calato un silenzio impalpabile.
Un garrito riecheggiò dal sotto di una spalletta sul canale, e si interruppe immediatamente. Questo fece balzare il cuore in gola ad entrambi.
Preso da una sorta di gesto istintivo, Michele, si fece il segno della croce ed alzò gli occhi al cielo, la sua speranza era solamente di conservare il cuore intatto. Gli pulsava talmente tanto che sentiva le orecchie battere, a trattenere bene il respiro, riusciva a sentire anche il suono di quello di Mattia che gli stava lontano di almeno una ventina di metri.
Spezzò il momento un suono sordo che proveniva da dietro l’angolo in cui la luce che aveva illuminato il canale si era esaurita.
Cosa si dovrebbe fare in questi casi?
La risposta che i due sconosciuti riuscirono a darsi fu una ed una soltanto.
Scapparono in direzioni opposte.
La mattina successiva Mattia si svegliò nel suo letto alla stessa ora di sempre, ma con una stanchezza diversa. Aveva dormito malissimo, si era girato nelle coperte per tutta la notte. Scese nel vialetto di casa, entrò nella sua berlina ed andò dritto verso il lavoro. Una volta arrivato si mise la divisa grigia. Nascose i capelli in una retina ed iniziò a cucinare i piatti della colazione.
La mattina successiva Michele si sveglio nel suo letto alla stessa ora di sempre, ma con una stanchezza diversa. Non aveva chiuso occhio tutta la notte, fatta eccezione per qualche ora sporadica nella mattina e solamente perché la fiacca lo aveva proprio rapito. Si mise sulla bicicletta e corse veloce verso il suo ufficio.
Entrambi si chiesero per tutto il giorno cosa fosse stato quel bagliore che la notte prima li aveva così provati. Si chiesero per tutta la settimana se lo sconosciuto con il quale avevano condiviso quell’evento ci avesse pensato con la stessa intensità. Controllarono per mesi se sui giornali fosse apparsa una notizia qualsiasi che potesse richiamare quel fatto. Ma con lentezza il tempo cancellò dalla loro memoria quell’avvenimento quasi insignificante quanto inaspettato.
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